martedì 19 giugno 2012
PADRE PIO: IL SANTO IMPOSTORE
["Le stigmate sono superficiali e presentano un alone del colore caratteristico della tintura di jodio. Capziosa e artifiziosa mi sembrò la spiegazione della presenza nella cella (di padre Pio) di una bottiglia di acido fenico commerciale nero (ricorda il colore delle stigmate) che secondo il frate guardiano padre Pio verserebbe per attutire, a scopo di umiltà, il suo odore di santità"
Relazione del dott. Vincenzo Tangaro "Il Mattino", Napoli, 30.6.1919
"Possiamo pensare che le lesioni descritte siano cominciate come prodotti patologici (neurosi, necrosi multipla della cute) e siano state inconsciamente e per un fenomeno di suggestione completate nella loro simmetria e mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di jodio. Ho notato una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di jodio. E' noto che la tintura di jodio vecchia, per l'acido joridrico che sviluppa, diventa fortemente irritante e caustica"
Relazione del Prof. Amico Bignami, ordinario di Patologia alla Regia Università di Roma, incaricato dal "santo uffizio" di esaminare le stigmate di padre Pio, luglio 1919]
Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nacque il 25 maggio 1887 a Pietrelcina da due contadini cattolici. Fin da bambino la sua religiosità si manifestò in forme fanatiche ed isteriche. Pregava per ore, si flagellava, aveva visioni e sognava di diventare santo.
Nel 1903 entrò nel convento dei cappuccini di Morcone, preceduto dalla fama di visionario. Di lui si diceva che fosse dotato di poteri soprannaturali e che addirittura sostenesse epiche battaglie con il diavolo in persona. La sua reputazione crebbe grazie alla credulità alla popolazione del suo paese natale, dove miseria, ignoranza e superstizione erano diffuse (in quegli anni l’analfabetismo toccava punte del 90%).
Nel 1904 fra’ Pio terminò il noviziato con le solenni promesse di obbedienza, castità e povertà … disattese in tutto il corso della sua vita.
La rigida vita di clausura nel convento di S. Elia a Pianisi era inadatta al suo carattere e quindi chiese di essere inviato nelle Missioni, ma la domanda gli fu negata. Da allora cominciò ad accusare strani e continui malori e, contrariamente alle regole religiose, iniziò a vivere per lunghi periodi a casa sua.
Nel 1907 fu dichiarato sano di corpo e abile alla leva, ma subito dopo riuscì ad ottenere dai superiori il permesso di ritornare a Pietrelcina perché ammalato!
Nel 1908 fu trasferito come suddiacono presso il monastero di Montefusco, ma anche li fu preda di malattie terribili che si guarivano miracolosamente al suo ritorno a casa.
Nel 1910, fra’ Pio divenne Padre Pio, perché fatto sacerdote, ma invece di andare in convento ritornò a casa sua, disobbedendo ancora una volta alle regole religiose.
Per ben sei anni, preferì la vita comoda di casa sua alla vita del convento, disattendendo ai suoi doveri di cappuccino. Durante tutto questo tempo ebbe la possibilità di alimentare la credulità della gente con dicerie di miracoli e con storie di feroci lotte con il demonio. La sua fama di santone ebbe così modo di estendersi a macchia d’olio, in molte province del meridione d’Italia.
Nel 1916, in seguito all’ordine perentorio dei suoi superiori di rientrare nella comunità religiosa e seguire le regole francescane, Padre Pio decise di farsi trasferire nel convento di S. Maria delle Grazie a S. Giovanni Rotondo. La domanda fu accolta.
Il paese di S. Giovanni Rotondo era molto simile a quello di Pietrelcina. Superstizione, bigottismo e credulità erano qualità abbastanza diffuse nella popolazione. Pertanto l’arrivo del frate, preceduto da miracolistica reputazione di guaritore, ebbe come risultato un continuo afflusso di credenti e di curiosi nel convento.
Qui il cappuccino si guarì improvvisamente, ma continuò ad esibirsi in rumorosi e violenti combattimenti notturni con il diavolo.
Alla fine del 1916, richiamato per gli obblighi di leva, riuscì ad eludere il servizio militare, con le finte malattie, di cui era diventato specialista. Ma il 18 agosto 1917, il futuro santo fu dichiarato disertore, prelevato a forza dai carabinieri ed arruolato. Per sua fortuna, l’intervento di amici potenti, che ormai non gli mancavano, mise fine al suo travagliato servizio militare.
Nel 1918, cominciarono a circolare notizie di stigmate sul corpo di Padre Pio, come lui stesso attestò, scrivendo ad un suo superiore. Con il propagarsi delle voci di stigmate e miracoli, a San Giovanni Rotondo cominciarono a giungere carovane di pellegrini e con loro grandi quantità di denaro, che il futuro santo, essendo votato alla povertà, gestiva attraverso amici fidati. In particolare Ciccillo Morcaldi (ex sindaco del paese) ed Emanuele Brunatto (avventuriero) sfruttarono per molti anni la situazione, politicamente l’uno e affaristicamente l’altro.
Papa Benedetto XV fu il primo Papa, sollecitato da denunce di cittadini, ad inviare medici per appurare la verità sulle presunte stigmate di Padre Pio. Un altro Papa, fortemente ostile al frate, fu Papa Pio XI, perché aveva saputo da monsignor Gagliardi, capo della diocesi, che le stigmate di Padre Pio erano prodotte da tintura di iodio e acido fenico.
Nel 1963 in un aula di tribunale, l’amico Ciccillo Morcaldi confermerà le voci che accusavano Padre Pio di usare sostanze chimiche per procurarsi le sante stigmate.
Il Papa, inoltre, aveva saputo pure che Padre Pio riceveva visite di “devote” nella foresteria del convento anche di notte.
Molteplici furono i richiami sia al frate sia ai credenti, ma l’isteria e gli interessi del paese non permisero mai al Vaticano di esercitare un’azione energica, sebbene alla fine Padre Pio fosse stato dichiarato pubblicamente un impostore e i suoi miracoli fossero considerati fasulli.
Nel 1919, il medico napoletano Vincenzo Tangaro, recatosi nel convento del miracoloso cappuccino, scrisse sul “Mattino” che le stigmate erano superficiali e presentavano l’alone caratteristico della tintura di iodio. Inoltre, artificiosa gli era sembrata la scusa di disinfettarsi, addotta dal padre guardiano per giustificare la presenza di una bottiglia di acido fenico nella cella di Padre Pio.
Dal 1920 in poi, voci di trasferimento del frate con le stigmate provocarono a S. Giovanni Rotondo delle vere e proprie insurrezioni popolari e gli abitanti arrivarono perfino a creare delle barricate alla via d’accesso del convento, nel timore di azioni di forza da parte del Vaticano!
I più esaltati nelle manifestazioni di piazza erano proprio i faccendieri e i commercianti del paese che temevano il crollo dei loro “miracolosi” affari legati solo alla presenza di Padre Pio.
All’interno del convento le cose andavano peggio, perché alcuni frati non potevano assistere senza protestare allo stato di degrado in cui era precipitato l’eremo per colpa del futuro santo con le stigmate. La clausura era costantemente violata dalla folla dei pellegrini e dall’amena condotta di Padre Pio e dei suoi amici. L’affarista Brunatto si era addirittura insediato fra le mura del convento e le “devote” circolavano a tutte le ore del giorno nella foresteria dove era stato collocato un letto!
Il 21 luglio 1922, il Vaticano mandò una sbalorditiva lettera al padre generale dei Cappuccini dove era scritto che i Padri Cappuccini avevano litigato e si erano feriti e percossi a sangue con armi bianche e da fuoco. I carabinieri accorsi avevano accertato che causa dei litigi era stata la ripartizione di ingenti somme di denaro ed oggetti preziosi accumulati da Padre Pio e tenuti presso le case delle “pie donne” che visitavano spesso il convento. Si era anche saputo che alcuni frati frequentavano le case di queste “devote”, e a volte rimanevano a pernottare in paese.
L’arcivescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi, era arrivato a dichiarare pubblicamente che Padre Pio era un indemoniato ed i frati del convento una banda di truffatori!
Questo, però, non scalfiva, il fanatismo popolare e la credulità dei pellegrini. Anzi le voci dei miracoli di Padre Pio, che non necessitavano di alcuna prova, si propagavano velocemente in tutto il mondo e da tutto il mondo pioveva denaro nel convento di S. Giovanni Rotondo.
Quest’ultimo fu in politica un fervente fascista, nemico di socialisti e comunisti. Nelle elezioni del 1920, al fine di sostenere il gruppo fascista-clericale del paese ne aveva benedetto pubblicamente la bandiera. Vinsero però i socialisti e il giorno del loro insediamento nel comune di S. Giovanni Rotondo il loro corteo festeggiante fu accolto a fucilate da parte di militari, carabinieri fascisti e clericali: fu una strage con 14 morti ed un centinaio di feriti. Il 2 aprile 1961, il quotidiano “Avanti” scriverà che Padre Pio si trovava con gli “arditi” in occasione del massacro.
Le successive elezioni, invece, furono vinte dal fascista ed amico Ciccillo Morcaldi, che sarebbe divenuto uno dei principali sostenitori politici del futuro santo di Pietralcina.
Il 2 marzo 1939, il Papa, Pio XII, nemico del comunismo e simpatizzante del frate, impose al Sant’Uffizio di “lasciar stare Padre Pio”. Questo inatteso indirizzo diede nuovo impulso alle lucrose attività del cappuccino ed all’afflusso dei pellegrini.
Il 28 ottobre 1958 fu eletto in Vaticano Papa Giovanni XXIII che cercò subito di ristabilire ordine e disciplina nel convento di S. Giovanni Rotondo. In base alle ispezioni effettuate in convento, la situazione risultava sempre più sconvolgente. Quasi tutti i frati cappuccini possedevano ormai un’automobile, compreso il futuro santo che, grazie alle ingenti somme di denaro accumulato, era riuscito a costruire il famoso ospedale di cui era proprietario, infrangendo il “voto di povertà” dell’ordine di appartenenza.
Il Sant’Uffizio reagì di conseguenza, nominando nel convento un nuovo padre superiore, fedele al Vaticano, e sospendendo Padre Pio da alcune prerogative sacerdotali.
Il Sant’Uffizio, questa volta, non si piegò all’inevitabile reazione popolare, anzi espropriò tutti i beni materiali del ricchissimo cappuccino, facendogli rispettare a forza il voto di povertà.
Papa Paolo VI, salito al trono Vaticano nel 1963, fu un pontefice molto sensibile agli affari. Mentre da una parte, rese inefficaci i decreti del Sant’Uffizio (senza mai revocare ufficialmente le accuse di essere un impostore rivolte al futuro santo) dall’altra s’impadronì di tutti i beni, presenti e futuri, del miracoloso frate, facendogli firmare due testamenti con i quali alla sua morte tutti i beni mobili ed immobili sarebbero stati ereditati dal Pontefice cui spettavano di diritto, essendo quest’ultimo un praticante del “voto di ricchezza”!
Padre Pio è certamente un mito infondato, abilmente creato dalla natura del suo stesso personaggio, dagli interessi di trafficanti e della Chiesa cattolica.
Molti sono i paesi che gli hanno dedicato un monumento, i suoi santini hanno invaso i portafogli di gran parte della gente, potenti ed efficaci amuleti capaci di ogni tipo di miracolo e protezione!
Per i credenti, Padre Pio fu un santo, per gli increduli un impostore. Questo contrasto è continuato fino al preteso “miracolo” della scomparsa delle stigmate durante l’agonia. Per gli increduli è la prova finale: come poteva procurarsi ed usare sostanze chimiche sotto il controllo dei medici e della gente?
L’ospedale, “Casa del sollievo della sofferenza”, realizzato da Padre Pio, oggi è gestito da uno stato estero: il Vaticano! Le sovvenzioni pubbliche sono, però, elargite dallo stato italiano.
Il presidente dell’ospedale è ovviamente un alto prelato. Attualmente un arcivescovo.
Si deve ammettere che Francesco Forgione è stato un uomo fortunatissimo, essendo riuscito a realizzare il sogno di tutta la sua vita: diventare santo. Una conquista dura, però, fatta di ferite da acido fenico, lotte disperate contro il diavolo e a volte addirittura contro lo stesso Vaticano!
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