martedì 19 giugno 2012
ANNELIESE MICHEL (1952- 1976): L’ESORCISMO DI EMILY ROSE
Questa è la vera storia di ANNALIESE MICHEL
Tutto comincia nel 1968, quando l’allora sedicenne Anneliese Michel, comincia a soffrire di attacchi di epilessia, correttamente diagnosticata dalla Psychiatric Clinic Würzburg.
Purtroppo nessuno si occupa dei feroci periodi di depressione che seguono ogni attacco: la studentessa passa un lungo periodo in ospedale e torna a frequentare la scuola solo nell’autunno del 1970 ( consegue il diploma e, nel 1973, si iscrive all’università per realizzare il suo sogno di diventare maestra delle elementari) ma, causa anche una severa istruzione religiosa, si convince lentamente di essere posseduta.
Anneliese inizia a vedere volti demoniaci durante le sue preghiere quotidiane.
Gli psicologi consultati non riescono ad approdare a nulla e per tre anni la ragazza vive un calvario quotidiano alternando sprazzi di vita “normale” a momenti di sofferenza e disagio psichico, assumendo farmaci psicotropi molto potenti.
Nel 1973 i genitori consultano alcuni Pastori per richiedere un esorcismo che viene rifiutato (invitando la ragazza a diventare più devota).
Nel frattempo le condizioni fisiche e psichiche della ragazza si aggravano e durante tutto il 1974 la povera ragazza assume comportamenti profondamente patologici: dorme sul pavimento, mangia insetti (sino a staccare e ingurgitare la testa di un uccello), beve la sua urina, distrugge dipinti a tema religioso, si lacera i vestiti, digiuna, morde i parenti e si automutila.
Nel settembre 1975 il vescovo di Würzburg, dopo attento esame, assegna ai pastori Arnold Renz ed Ernst Alt l’ordine di iniziare un Grande Esorcismo sulla ragazza secondo il Rituale Romano. Diversi “demoni” si manifestano nella posseduta (Lucifero, Giuda, Caino, Hitler fra i “maggiori”) durante le sedute di esorcismo che spaziano in un lungo periodo di tempo, da settembre al luglio dell’anno seguente, il 1976.
Anneliese subisce fino a due rituali alla settimana durante i quali deve essere tenuta ferma da parecchi uomini adulti. Inoltre nei momenti di lucidità Anneliese non faceva altro che pregare e le continue genuflessioni le causarono la rottura di entrambe le ginocchia
Anneliese muore il primo luglio 1976, a 23 anni.
Aveva continuato a seguire i rituali fino all’ultimo giorno, un centinaio di genuflessioni.
I genitori e i preti l’avevano forzata al rituale anche se ormai pesava poco più di trenta chili e afflitta da una grave polmonite.
Secondo gli agenti che svolsero le indagini e i medici che passarono al vaglio il caso, un’alimentazione forzata (tramite flebo) avrebbe potuto salvare la vita della giovane.
In tribunale i due preti e i familiari vengono condannati per omicidio dovuto a omissione di soccorso e negligenza: sei mesi di carcere con la condizionale, questo il prezzo della vita di Anneliese.
Negli anni seguenti una Commissione dei vescovi giudicò la ragazza come “non posseduta” ma la poveretta dovette subire ulteriori pene: il cadavere venne riesumato per mostrarne la decomposizione in quanto molti la consideravano ormai miracolata e in grado di sconfiggere anche le normali leggi di decomposizione.
La commissione dei vescovi chiese esplicitamente al Vaticano di abolire la pratica dell’esorcismo ma la Santa Sede si limitò a rispondere con una nuova versione del rituale, la De exorcismis et supplicationibus quibusdam, nel 1999.
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