mercoledì 27 giugno 2012

IMAGINE


Una delle mie canzoni preferite è sicuramente IMAGINE di John Lennon ed è per questo, che a volte, provo un senso fisico di scomodo ogni volta che questo pezzo, viene usato da qualche religione che non ha la minima idea del suo significato, rimuovendo molto spesso la frase “IMMAGINA UN MONDO SENZA RELIGIONI”.
Esistono molte versioni di questa canzone, dalla più raffinata alla più grunge, ma una sola versione è riuscita a toccarmi VERAMENTE il cervello e la coscienza.
EMMANUEL KELLY è un giovane iracheno abbandonato da piccolo, insieme al fratello Ahmed, in una scatola di scarpe, Adottati da una signora australiana, entrambi soffrono di malformazioni degli arti (ECTROMELIE).
Ora, ascoltare questa grandissima canzone, cantata da questo ragazzo mi ha fatto veramente capire che la vita può essere meravigliosa, nonostante tutto.
BUON ASCOLTO

sabato 23 giugno 2012

LETTERA DI PROTESTA PER LE PAGINE DI NON CREDENTI BANNATE


Copio e incollo questa lettera di denuncia, comparsa nella pagina amica Bibbia Eretica a Fumetti II, dopo che la loro prima pagina è stata bannata.Gentile direttore/moderatore
con questa mia lettera vorrei portare all'attenzione sua e dei lettori la situazione sulla libertà di espressione in Italia, con particolare riguardo all'ambito religioso.

Sono fondatore di una pagina facebook con oltre 43mila fans,recentemente bannata a causa di insistenti segnalazioni di fanatici religiosi, appoggiati dal controverso blog Pontifex.com.

La mia pagina era nata con l'intento di essere un luogo di discussione su temi quali la laicità dello stato, i diritti civili, scienza ed evoluzionismo,filosofia, storia del cristianesimo, oltre a proporre immagini e video religiosi in chiave umoristico/satirica. Il regolamento della pagina sconsigliava anche la bestemmia perché considerata una forma di maleducazione al pari delle altre comuni norme di netiquette.

Tutto questo è stato cancellato e censurato in nome del rispetto (e privilegio)che la religione dovrebbe godere da parte di credenti e non. Il crescente fanatismo nella rete virtuale (accentuato dall'annullamento dei legami interpersonali) si manifesta nell'atteggiamento da Santa Inquisizione che si è evoluto dal bruciare libri a chiudere pagine internet. Un ritorno di fiamma(oserei dire) che desta in me serie preoccupazioni: dove finisce la mia libertà di espressione? È giusto che contenuti rivolti espressamente verso un pubblico di non credenti siano censurati per non urtare la sensibilità di chi ha fede?

Purtroppo sono costretto segnalare quanto l'art 21 (sulla libertà di pensiero)sia un diritto riconosciuto ancora solo formalmente. Parlare di ateismo o rivolgere una critica al cattolicesimo è consentito certo,ma sarebbe preferibile agire nel sottobosco, scambiarsi opinioni e scritti come fossimo membri di moti carbonari. Il nostro è un piccolissimo esempio, ma emblematico della situazione italiana in cui la secolarizzazione avanza, ma mass media e poteri forti sono ancora monopolizzati dalle sfere ecclesiastiche.

L'equivoco di fondo sta nel fatto che la religione non costituisce un elemento della sfera personale di un individuo, quanto strumento di sopraffazione nei confronti di diverse sensibilità e visioni della vita. Tutti sono liberi di credere e di professare, ma tutti dovrebbero essere liberi di non credere e di criticare.

Nutro ancora speranza verso una mentalità più aperta e moderna e non mi farò abbattere da questo fastidioso imprevisto. Il tempo dei roghi appartiene al passato e io voglio guardare al futuro. L'ateo si batterà sempre per la difesa della libertà di opinione, anche dei credenti.

- Morgan -

mercoledì 20 giugno 2012

IL VESCOVO E L'AMICA VANNO AL MARE...


Il titolare della diocesi di Merlo-Moreno, regione di Buenos Aires, Argentina, è sotto il fuoco di fila della gerarchia ecclesiastica: forse un esito prevedibile, dal momento che è stato ripreso mentre era in vacanza nella località di Puerto Vallarta, in Messico, un resort di lusso con una donna. Che, immerso in acqua, abbracciava amorevolmente. L’ABBRACCIO FATALE - Il Vescovo ha rilasciato immediatamente un’intervista all’emittente A24, in cui affermava che di certo il suo comportamento è stato “ambiguo”, ma la donna è “una vecchia amica” con la quale non c’è assolutamente niente di sentimentale.
Al Vaticano, sembra, la giustificazione non è bastata: riporta La Nacion che il Vaticano ha caldamente consigliato al vescovo di cedere il passo. “Le fonti della diocesi affermano che Fernando Maria Bargalló”, questo il nome del prelato, “avrebbe presentato le sue dimissioni anticipate dal governo pastorale della diocesi per evitare uno scandalo di grandi dimensioni”: ma ancora la Nacion spiega che le fonti avevano già assicurato che il prelato poteva essere rimosso d’autorità per “condotta privata confliggente con le sue funzioni pastorali”.
CHI HA PAGATO? - L’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Argentina, aveva comunque già inviato un rapporto ufficiale a Roma per sollevare questione sul comportamento del prelato. La donna sarebbe “un’imprenditrice nel settore della ristorazione, proprietaria di ristoranti nella zona di Belgrano”; le fotografie risalgono al gennaio 2011: e non c’è soltanto lo scandalo interno alla gerarchia, nel senso che molti, dice ancora la Nacion, iniziano a chiedersi “chi abbia pagato le vacanze” in quell’esclusivo resort al vescovo che, da presidente della Caritas Argentina, aveva più volte criticato il governo nazionale per la mancanza di una politica sociale e assistenziale per i poveri.
FONTE:GIORNALETTISMO
Pensiero personale di Tu Lo Chiami Dio Ma Io Non Lo Conosco: onestamente che il vescovo vada in ferie con una donna - madre, moglie, troia, fidanzata, nonna o sorella – non mi importa. Però trovo ipocrita il suo comportamento. Con che coraggio parte per una vacanza di lusso se fino al giorno prima predicava l'ingiustizia sociale a nome della Caritas?

martedì 19 giugno 2012

PRETI MALATI D’AIDS: L’EPIDEMIA CHE PER IL VATICANO “NON ESISTE”


Per la chiesa le unioni omosessuali sono una “deplorevole distorsione” e l’adozione da parte di genitori gay “un grave pericolo”.
Il Vaticano sostiene da sempre che alle lesbiche e ai gay dovrebbe essere rifiutato il diritto di adottare, di condividere l’esercizio della patria potestà, di allenare, di essere ordinati sacerdoti o di prestare servizio militare. Addirittura i preti che difendono i loro parrocchiani gay sono ridotti al silenzio e persino allontanati dal loro ministero.
Se poi affrontiamo un problema come l’Aids, la chiesa la ritiene una sorta di castigo divino per omosessuali, drogati e per chiunque viva una sessualità “disordinata”.
Viste queste posizioni, non stupisce che il caso dei preti malati di Aids sia occasione non di applicazione delle virtù cristiane, ma del massimo disagio e della massima ipocrisia.
Sui loro certificati di morte è scritto deceduto per polmonite o linfoma, mai, o raramente per Aids. Un’attenzione in più per chi ha deciso di scegliere il celibato o forse una mistificazione per non ammettere apertamente che l’Aids è una malattia che sta uccidendo non solo i gay e gli eterosessuali, ma anche i preti cattolici della puritana America
Secondo un’inchiesta del Kansas City Star, quotidiano del Midwest, i sacerdoti cattolici sarebbero colpiti dal virus Hiv addirittura quattro volte di più della media della popolazione americana
L’inchiesta svolta dal giornale americano è stata lunga e approfondita. Nel solo Missouri e nello stato del Kansas, almeno 16 preti e due religiosi di ordine superiore sono morti di Aids negli ultimi anni. Ma dalle testimonianze raccolte questa sarebbe solo la punta di un iceberg. L’inchiesta del quotidiano è basata sullo studio dei certificati di morte e su interviste con decine di esperti, di medici e religiosi.
Il dottor Farley Cleghorn, dell’Istituto di virologia di Baltimora, ha ammesso di aver curato una ventina di religiosi. E tutti, quando si sono recati dal medico, hanno chiesto fosse mantenuto il segreto sul loro stato di malati.
Tremila questionari anonimi sono stati inviati ad altrettanti sacerdoti, oltre 800 hanno risposto ammettendo che il problema esiste. Sei religiosi su dieci hanno dichiarato di conoscere almeno un collega morto di Aids, un terzo di conoscere un sacerdote malato di Aids e alla domanda sul loro orientamento sessuale il 15% si è dichiarato gay e il 5% bisex.
Charlie Isola, medico di New York, intervistato dal quotidiano, ha ammesso che tutti i preti da lui curati avevano un’età compresa tra i 40 e i 60 anni e avevano contratto l’infezione sessualmente.
Joseph Barone, psichiatra, istituì di nascosto una ricerca sull’Aids nel clero. Effettuò analisi e controlli su decine di seminaristi del College, fornendo loro nomi fittizi. I seminaristi vennero remunerati come volontari per la ricerca. Il risultato fu che uno su 12 era sieropositivo. La maggior parte era gay e aveva contratto l’Aids attraverso il rapporto sessuale. Un prete che aveva contratto il virus lo aveva trasmesso ad altri otto preti.
Perché secondo gli esperti sentiti dal Kansas City Star, nonostante ci siano molti modi per contrarre l’infezione, il contagio per i preti cattolici americani è avvenuto, nella maggior parte dei casi, attraverso il rapporto sessuale. La Chiesa cattolica americana conosce il problema. Non a caso, secondo il Kansas City Star, ”la maggior parte delle diocesi e degli ordini religiosi ha iniziato a richiede agli aspiranti seminaristi il test anti-Aids prima dell’ordinazione”.
Non si conosce precisamente il numero dei preti morti di Aids o Hiv positivi: spesso infatti l’unico loro compagno è il silenzio, e i pochi che hanno il coraggio di confidarlo a un superiore vengono confinati e tenuti nascosti.
Suscitò comunque scalpore il caso dell’arcivescovo Emerson J.Moore della diocesi di New York, che nel 1995 si fece ricoverare in una clinica specializzata del Minnesota facendo scrivere sulla cartella clinica che era un semplice «lavoratore dell’industria». Quando morì scrissero sul certificato «per cause naturali sconosciute». Le associazioni degli attivisti contro l’Aids che lo hanno assistito per mesi insorsero facendo causa all’ospedale e questo fu costretto a fare marcia indietro e a scrivere la verità sul certificato di morte (ma glissò sulla sua vera professione).
Il Vaticano non commenta e lascia la parola ai vescovi locali
Anche in Italia esistono casi di preti sieropositivi o con Aids. Il settimanale “Panorama”, in due articoli apparsi nel giugno e nel novembre del 2000, rivelò che anche da ci sono centri specializzati per la cura dei sacerdoti omosessuali malati di Aids. La ricerca ne ha individuati due: uno a Trento, e uno a Genova.
Don Mazzi, sempre attraverso un’intervista a “Panorama”, afferma che il fenomeno dei preti sieropositivi in Italia c’è, e riguarda, per sua esperienza diretta, preti eterosessuali che ha assistito fino alla morte.
Ma il dilemma riguarda sempre la domanda: “E come affronta la chiesa di Roma questo tipo di problemi?”
Al che Don Mazzi risponde: “Delega ai vescovi. Ma se il mondo va male non è perché nella Chiesa qualche sacerdote ha fatto l’amore o un figlio, ma perché tutti gli altri sono poco preti.
Anche quelli con la tiara in testa” 

SUORE STUPRATE DA PRETI


Abusi sessuali, stupri, sfruttamento, plagio: atti che hanno portato in molti casi a gravidanze e aborti.
I responsabili: preti e vescovi.
Le vittime: suore.
Il luogo: Africa (ma non solo).
La diffusione: altissima.
Sono queste le coordinate allarmanti di una piaga che è venuta alla luce grazie alla pubblicazione, da parte del settimanale statunitense National Catholic Reporter, di quattro documenti strettamente confidenziali elaborati da religiosi impegnati nella consulenza alle suore e nella prevenzione dell’Aids.
Da questi rapporti, stilati tra il 1994 e il 1998, viene alla luce una situazione che, benché non ignota, manifesta proporzioni molto più estese e gravi di quanto non si supponesse. Membri del clero cattolico, questo in sintesi il contenuto, hanno sfruttato e sfruttano la loro posizione finanziaria e spirituale per ottenere prestazioni sessuali da parte delle suore, spesso portate dal loro condizionamento culturale ad obbedire all’ecclesiastico. Perché proprio le suore? Perché in una situazione di diffusione a macchia d’olio dell’Aids, specialmente in Africa, esse rappresentano un gruppo “safe”, sicuro, non a rischio. E sono molto più condizionabili, anche tramite false argomentazioni teologiche.
Il 18 febbraio 1995 un rapporto viene consegnato al cardinale Martinez Somalo, prefetto della Congregazione vaticana per la vita consacrata. E’ un pugno nello stomaco. Si parla di suore sfruttate sessualmente, sedotte e spesso violentate da preti e missionari. Messo in allarme il cardinale Martinez Somalo, incarica un gruppo di lavoro della Congregazione di approfondire la questione con suor Maria O’ Donohue, autrice del rapporto e coordinatrice per conto della Caritas internazionale e dell’agenzia Cafod (Fondo cattolico per lo sviluppo oltremare) i programmi sull’Aids.
Le sue denunce in Vaticano sono agghiaccianti. “La superiora di una comunità di religiose in un Paese è stata contattata da preti che chiedevano di rendere loro disponibili le suore per prestazioni sessuali. Al rifiuto della superiora, i preti hanno spiegato che altrimenti si sarebbero visti obbligati a recarsi al villaggio per trovare donne, esponendosi così al rischio dell’Aids”. “Grazie alle confidenze fattemi da molte sorelle nel corso delle mie visite – continua la O’Donohue – mi resi conto di questioni più profonde e anche più inquietanti di quelle già emerse. Queste rivelavano modelli di comportamento che ero riluttante ad accettare come fatti”. Spesso si trattava di vicende di cui esistevano prove documentali, e non solo di voci o racconti orali. 23 i Paesi che la missionaria cita: tra di essi, in gran parte africani, compaiono anche India, Filippine, Brasile, Colombia, Stati Uniti, Irlanda e Italia.
Nel 1998 anche la superiore religiosa suor Marie Mc Donald ha presentato un suo rapporto, gettando luce su «molestie sessuali e stupri perpetrati da preti e vescovi». Il Vaticano sta monitorando il fenomeno, sensibilizza discretamente i vescovi, ma non risultano atti ufficiali in cui il grave problema sia affrontato direttamente. «Per quanto io ne sappia, non è stata disposta alcuna ispezione», afferma suor Mc Donald, superiore della Suore Missionarie di Nostra Signora d’Africa. Le strategie dello sfruttamento sono varie, spiega: «Suore diventate finanziariamente dipendenti da preti, che possono chiedere in cambio favori sessuali» oppure preti che da direttori spirituali o confessori estorcono rapporti di sesso. «La cospirazione del silenzio – aggiunge – contribuisce al problema. Solo se lo affronteremo insieme, riusciremo a trovare le soluzioni».
“La Santa Sede conferma l’esistenza di casi di abusi sessuali subiti da religiose da parte di sacerdoti o missionari, afferma che sta trattando il problema – ristretto, però, ad un’area geografica delimitata”. Questa la risposta del Vaticano.



Di seguito uno dei quattro documenti resi pubblici dal National Catholic Reporter.


IL PROBLEMA DELL’ABUSO SESSUALE NEI CONFRONTI DI SUORE AFRICANE IN AFRICA E A ROMA
Documento per il consiglio dei “16″di suor Marie McDonald, Superiora generale delle Missionarie di Nostra Signora d’Africa
Questo intervento si riferisce principalmente all’Africa e a suore, preti e vescovi africani. Ciò non si deve al fatto che il problema sia esclusivamente africano, ma al fatto che il gruppo che si è incontrato per preparare i temi dell’incontro di oggi faceva riferimento principalmente alla propria esperienza in Africa e ad informazioni avute da membri delle loro congregazioni o di altre congregazioni, soprattutto congregazioni diocesane in Africa.
Noi sappiamo che il problema esiste anche altrove.
Questo intervento tocca solamente un aspetto, seppur doloroso, della Chiesa africana. Siamo ben consci e grati dell’immenso bene che è stato compiuto ed è tuttora compiuto dal clero e dai religiosi, che conducono una vita integra ed evangelicamente fruttuosa. Non c’è bisogno di ricordare quei preti, vescovi e religiosi che in anni recenti in Africa hanno versato il loro sangue per la causa di Cristo e per le persone assegnate alle loro cure. È precisamente a causa del nostro amore per la Chiesa e per l’Africa che ci sentiamo tanto afflitti dal problema che vi presentiamo.
Potrebbero essere raccontate molte storie inquietanti. Tuttavia, siccome tutti qui sanno che questo problema esiste e che, nonostante moltissimi tentativi di migliorare la situazione, sembra che questa stia invece peggiorando, esporrò il problema in forma molto breve e concisa. Poi cercherò di spiegare quali sono le cause principali.Il problema
1.Viene comunemente asserita l’esistenza di molestie sessuali e persino di stupri da parte di preti e vescovi nei confronti di suore.
Talvolta quando una suora viene messa incinta, il prete insiste perché abortisca. Di solito la suora viene allontanata dalla sua congregazione mentre il prete, spesso, viene solamente trasferito ad un’altra parrocchia, o inviato a studiare.2.Molte suore diventano economicamente dipendenti da preti che talora chiedono in cambio prestazioni sessuali.3.I preti talvolta sfruttano il ruolo di direttori spirituali e di ministri del sacramento della Riconciliazione per chiedere prestazioni sessuali.Alcune cause di queste molestie
Celibato/castità in molti Paesi non costituiscono un valore. In alcuni Paesi per una giovane donna istruita il matrimonio potrebbe non rappresentare una scelta possibile, perché “il prezzo della sposa” è troppo alto. La vita religiosa potrebbe offrire una scelta alternativa: ma in tal caso è realmente una scelta di vita casta e celibe?La posizione inferiore delle donne nella società e nella Chiesa è un altro fattore da prendere in considerazione. Sembra che una suora trovi impossibile opporsi ad un prete che chiede prestazioni sessuali. Ella è stata educata a considerare se stessa inferiore, a essere servizievole e a obbedire, persino al suo fratello minore. È comprensibile allora che una suora trovi impossibile negarsi ad un ecclesiastico che chiede prestazioni sessuali. Questi uomini sono visti come “figure di autorità” cui bisogna ubbidire. Inoltre, di solito essi sono maggiormente istruiti ed hanno ricevuto una formazione teologica più avanzata rispetto alle suore. Potrebbero usare false argomentazioni teologiche per giustificare le loro richieste ed il loro comportamento. Le suore si impressionano facilmente con questi argomenti. Uno di questi suona come segue: “Siamo entrambi celibi consacrati. Ciò significa che abbiamo promesso di non sposarci. Tuttavia possiamo avere fra noi rapporti sessuali senza rompere i nostri voti.”La malattia pandemica dell’aids ha comportato che le suore sono ora più di prima ricercate dai preti perché si pensa che siano “sicure”.Situazione economica. Molte congregazioni femminili faticano a trovare abbastanza soldi per badare alle consorelle e per istruirle. Molto spesso quando le suore lavorano per una diocesi non viene loro pagato un giusto salario. Da quelle che vengono inviate all’estero per studiare ci si aspetta talvolta che mandino soldi alle loro congregazioni e alle famiglie a casa. In alcuni Paesi fuori dall’Africa, come gli Stati Uniti, le sorelle africane vengono sfruttate, con magri salari e inadeguata assicurazione sanitaria, per svolgere ministeri tradizionali, per esempio quello di catechiste, che sono stati abbandonati dalle congregazioni statunitensi.Poca comprensione della vita consacrata. Vescovi, preti, laici, e le stesse suore non capiscono in maniera adeguata la vita religiosa, né il significato dei voti né i carismi specifici di ogni Istituto.Reclutamento di aspiranti da parte di congregazioni che non hanno una sufficiente presenza in un determinato paese, e che non hanno abbastanza conoscenza di una determinata cultura. Talvolta i preti contribuiscono a questa azione di reclutamento.Le suore studentesse che vengono mandate all’estero, a Roma (e altrove in Europa e negli Stati Uniti) a studiare, spesso hanno problemi particolari. Uno di questi è quello di trovare un alloggio adeguato. Mentre a seminaristi e preti vengono offerti residence, molto meno viene fatto per le suore. Le suore inviate a studiare fuori dai loro Paesi sono spesso troppo giovani e/o immature. Mancano di guida, di sostegno e in molti casi di una solida formazione religiosa. Molte suore mancano anche dell’educazione di base necessaria per intraprendere ulteriori studi o, talvolta, hanno una conoscenza insufficiente della lingua nella quale devono studiare. Queste suore frequentemente si rivolgono a seminaristi e preti per un aiuto nello scrivere tesine. Le prestazioni sessuali sono, alcune volte, il pagamento che debbono offrire per un tale aiuto. Non desidero con questo sostenere che solo i preti e i vescovi sono da accusare e che le suore sono semplicemente le loro vittime. No, può essere che le suore talvolta siano fin troppo consenzienti, oppure ingenue.Silenzio. Forse un altro fattore è la “cospirazione del silenzio” che avvolge questo argomento. Solo se siamo in grado di affrontarlo insieme onestamente saremo in grado di trovare delle soluzioni.
A marzo di quest’anno, io ho fatto una relazione ai vescovi della Commissione Permanente del Secam (Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e del Madagascar, ndt) sui “Problemi che si pongono alle congregazioni religiose”. La violenza sessuale nei confronti delle suore era uno dei principali problemi proposti. Siccome la maggior parte di quello che presentavo era basato su relazioni provenienti da congregazioni diocesane e dalle Conferenze delle Superiori Maggiori in Africa, mi sentivo molto convinta dell’autenticità di ciò che stavo dicendo. I vescovi presenti sentirono come sleale da parte delle suore l’aver mandato tali relazioni fuori dalla loro diocesi. Dissero che le suore in questione avrebbero dovuto rivolgersi al loro vescovo diocesano per questi problemi. Naturalmente, questo sarebbe stato e sarebbe l’ideale. Tuttavia le suore sostengono di averlo tentato più e più volte. Talvolta non sono state ben accolte. In alcuni casi sono state accusate per ciò che era successo. Anche quando vengano ascoltate con grande comprensione, non sembra che venga fatto alcunché.
In alcune sedute ufficiali e ufficiose, in questi ultimi anni, i Superiori Generali a Roma hanno ascoltato e si sono scambiati resoconti di violenze sessuali. Sembra che sia arrivato il momento di un’azione concertata.
Pensiamo che questo possa essere fatto al meglio aiutandosi reciprocamente a sviluppare delle politiche mirate ad affrontare i problemi prima e dopo il loro insorgere.




MASSACRI IN NOME DI DIO


Gesta memorande e mirabili compiute per la maggior gloria di Dio.
Avvertenza: sono elencati solamente fatti avvenuti per ordine o con partecipazione diretta delle autorità ecclesiastiche, oppure azioni commesse in nome e per conto della cristianità.

Come è ovvio, la lista non ha pretese di completezza




782: 4.500 Sassoni sono decapitati su ordine di Carlo Magno per aver rifiutato il battesimo cattolico
965: 24 ribelli romani sono condannati a morte su ordine di papa Giovanni XIII a Roma
1096: 800 ebrei sono massacrati dai cattolici a Worms in Germania
1096: 700 ebrei sono massacrati dai cattolici a Magonza in Germania
1098: 4.000 ungheresi sono massacrati dai crociati in marcia verso la Palestina
1099: 40.000 ebrei e musulmani sono massacrati dai crociati a Gerusalemme
1145: 120 ebrei sono massacrati dai cattolici a Colonia e Spira in Germania
1146: 100 ebrei sono massacrati dai cattolici a Sully e Ramerupt in Francia
1171: 18 ebrei sono arsi vivi a Blois in Francia
1191: 2.700 prigionieri di guerra musulmani sono decapitati dai crociati in Palestina
1191: 100 ebrei sono massacrati a Bray-sur-Seine in Francia
1208: 20.000 catari e loro fattori sono massacrati dai crociati a Beziers nel sud della Francia
1219: 5.000 catari e loro fautori sono massacrati dai crociati a Marmande nel sud della Francia
1244: 250 catari e valdesi sono arsi vivi per ordine dell’Inquisizione nel sud della Francia
1278: 267 ebrei sono impiccati a Londra a seguito di false accuse di omicidio rituale ai danni dei cattolici
1278: 200 catari e valdesi sono arsi vivi nell’arena di Verona per ordine dell’Inquisizione
1310: 28 ribelli di Massafiscaglia (FE) sono giustiziati dai mercenari pontifici
1370: 20 ebrei sono arsi vivi dai cattolici a Bruxelles
1377: 2.500 abitanti di Cesena sono massacrati dai mercenari pontifici in quanto ribelli antipapali
1391: 4.000 ebrei sono massacrati dai cattolici a Siviglia in Spagna
1397: 100 valdesi di Graz in Austria sono impiccati e bruciati per ordine dell’Inquisizione
1400: 30 cittadini romani sono condannati a morte per ordine del governo pontificio in quanto ribelli
1405: 12 cittadini romani sono massacrati dai mercenari pontifici guidati dal nipote di papa Innocenzo VII
1416: 300 donne accusate di stregoneria sono arse nel comasco per ordine dell’Inquisizione cattolica
1485: 49 persone sono giustiziate per ordine dell’Inquisizione a Guadalupe in Spagna
1485: 41 donne accusate di stregoneria sono bruciate a Bormio per ordine dell’Inquisizione
1486: 31 ebrei sono giustiziati a Belalcazar in Spagna per ordine dell’Inquisizione
1505: 14 donne accusate di stregoneria sono ammazzate a Cavalese su ordine del vicario del vescovo di Trento
1507: 30 persone accusate di stregoneria sono bruciate a Logrono in Spagna per ordine della Santa Inquisizione
1513: 15 cittadini romani sono massacrati dalle guardie svizzere del papa
1514: 30 donne accusate di stregoneria sono bruciate a Bormio per ordine dell’Inquisizione
1518: 80 donne accusate di stregoneria sono bruciate in Valcamonica per ordine dell’Inquisizione
1545: 2.740 valdesi sono massacrati dai cattolici in Provenza
1559: 14 protestanti sono arsi vivi a Siviglia in Spagna su ordine dell’Inquisizione
1561: 2.000 valdesi sono massacrati dai cattolici in Calabria
1562: 300 persone accusate di stregoneria sono arse a Oppenau in Germania
1562: 63 donne accusate di stregoneria sono bruciate a Wiesensteig in Germania su ordine dell’Inquisizione
1562: 54 persone accusate di stregoneria sono bruciate a Obermachtal in Germania su ordine dell’Inquisizione
1567: 17.000 protestanti delle Fiandre sono massacrati dagli spagnoli
1572: 10.000 protestanti (Ugonotti) sono massacrati dai cattolici a Parigi e nel resto della Francia (nota come la Strage di San Bartolomeo)
1573: 5.000 servi della gleba croati in rivolta sono massacrati per ordine del vescovo cattolico Jurai Draskovi
1580: 222 ebrei sono condannati al rogo per ordine dell’Inquisizione in Portogallo
1620: 600 protestanti sono trucidati dai cattolici in Valtellina
1655: 1.712 fedeli valdesi sono massacrati dai cattolici
1680: 20 ebrei sono condannati al rogo a Madrid per ordine dell’Inquisizione
1686: 2.000 valdesi sono massacrati dai cattolici penetrati nelle loro valli alpine per sterminarli
1691: 37 ebrei sono bruciati a Maiorca in Spagna per ordine dell’Inquisizione
1697: 24 protestanti sono giustiziati dai cattolici a Presov in Slovacchia



PADRE PIO: IL SANTO IMPOSTORE


["Le stigmate sono superficiali e presentano un alone del colore caratteristico della tintura di jodio. Capziosa e artifiziosa mi sembrò la spiegazione della presenza nella cella (di padre Pio) di una bottiglia di acido fenico commerciale nero (ricorda il colore delle stigmate) che secondo il frate guardiano padre Pio verserebbe per attutire, a scopo di umiltà, il suo odore di santità"
Relazione del dott. Vincenzo Tangaro "Il Mattino", Napoli, 30.6.1919


"Possiamo pensare che le lesioni descritte siano cominciate come prodotti patologici (neurosi, necrosi multipla della cute) e siano state inconsciamente e per un fenomeno di suggestione completate nella loro simmetria e mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di jodio. Ho notato una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di jodio. E' noto che la tintura di jodio vecchia, per l'acido joridrico che sviluppa, diventa fortemente irritante e caustica"
Relazione del Prof. Amico Bignami, ordinario di Patologia alla Regia Università di Roma, incaricato dal "santo uffizio" di esaminare le stigmate di padre Pio, luglio 1919]





Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nacque il 25 maggio 1887 a Pietrelcina da due contadini cattolici. Fin da bambino la sua religiosità si manifestò in forme fanatiche ed isteriche. Pregava per ore, si flagellava, aveva visioni e sognava di diventare santo.
Nel 1903 entrò nel convento dei cappuccini di Morcone, preceduto dalla fama di visionario. Di lui si diceva che fosse dotato di poteri soprannaturali e che addirittura sostenesse epiche battaglie con il diavolo in persona. La sua reputazione crebbe grazie alla credulità alla popolazione del suo paese natale, dove miseria, ignoranza e superstizione erano diffuse (in quegli anni l’analfabetismo toccava punte del 90%).
Nel 1904 fra’ Pio terminò il noviziato con le solenni promesse di obbedienza, castità e povertà … disattese in tutto il corso della sua vita.
La rigida vita di clausura nel convento di S. Elia a Pianisi era inadatta al suo carattere e quindi chiese di essere inviato nelle Missioni, ma la domanda gli fu negata. Da allora cominciò ad accusare strani e continui malori e, contrariamente alle regole religiose, iniziò a vivere per lunghi periodi a casa sua.
Nel 1907 fu dichiarato sano di corpo e abile alla leva, ma subito dopo riuscì ad ottenere dai superiori il permesso di ritornare a Pietrelcina perché ammalato!
Nel 1908 fu trasferito come suddiacono presso il monastero di Montefusco, ma anche li fu preda di malattie terribili che si guarivano miracolosamente al suo ritorno a casa.
Nel 1910, fra’ Pio divenne Padre Pio, perché fatto sacerdote, ma invece di andare in convento ritornò a casa sua, disobbedendo ancora una volta alle regole religiose.
Per ben sei anni, preferì la vita comoda di casa sua alla vita del convento, disattendendo ai suoi doveri di cappuccino. Durante tutto questo tempo ebbe la possibilità di alimentare la credulità della gente con dicerie di miracoli e con storie di feroci lotte con il demonio. La sua fama di santone ebbe così modo di estendersi a macchia d’olio, in molte province del meridione d’Italia.
Nel 1916, in seguito all’ordine perentorio dei suoi superiori di rientrare nella comunità religiosa e seguire le regole francescane, Padre Pio decise di farsi trasferire nel convento di S. Maria delle Grazie a S. Giovanni Rotondo. La domanda fu accolta.
Il paese di S. Giovanni Rotondo era molto simile a quello di Pietrelcina. Superstizione, bigottismo e credulità erano qualità abbastanza diffuse nella popolazione. Pertanto l’arrivo del frate, preceduto da miracolistica reputazione di guaritore, ebbe come risultato un continuo afflusso di credenti e di curiosi nel convento.
Qui il cappuccino si guarì improvvisamente, ma continuò ad esibirsi in rumorosi e violenti combattimenti notturni con il diavolo.
Alla fine del 1916, richiamato per gli obblighi di leva, riuscì ad eludere il servizio militare, con le finte malattie, di cui era diventato specialista. Ma il 18 agosto 1917, il futuro santo fu dichiarato disertore, prelevato a forza dai carabinieri ed arruolato. Per sua fortuna, l’intervento di amici potenti, che ormai non gli mancavano, mise fine al suo travagliato servizio militare.
Nel 1918, cominciarono a circolare notizie di stigmate sul corpo di Padre Pio, come lui stesso attestò, scrivendo ad un suo superiore. Con il propagarsi delle voci di stigmate e miracoli, a San Giovanni Rotondo cominciarono a giungere carovane di pellegrini e con loro grandi quantità di denaro, che il futuro santo, essendo votato alla povertà, gestiva attraverso amici fidati. In particolare Ciccillo Morcaldi (ex sindaco del paese) ed Emanuele Brunatto (avventuriero) sfruttarono per molti anni la situazione, politicamente l’uno e affaristicamente l’altro.
Papa Benedetto XV fu il primo Papa, sollecitato da denunce di cittadini, ad inviare medici per appurare la verità sulle presunte stigmate di Padre Pio. Un altro Papa, fortemente ostile al frate, fu Papa Pio XI, perché aveva saputo da monsignor Gagliardi, capo della diocesi, che le stigmate di Padre Pio erano prodotte da tintura di iodio e acido fenico.
Nel 1963 in un aula di tribunale, l’amico Ciccillo Morcaldi confermerà le voci che accusavano Padre Pio di usare sostanze chimiche per procurarsi le sante stigmate.
Il Papa, inoltre, aveva saputo pure che Padre Pio riceveva visite di “devote” nella foresteria del convento anche di notte.
Molteplici furono i richiami sia al frate sia ai credenti, ma l’isteria e gli interessi del paese non permisero mai al Vaticano di esercitare un’azione energica, sebbene alla fine Padre Pio fosse stato dichiarato pubblicamente un impostore e i suoi miracoli fossero considerati fasulli.
Nel 1919, il medico napoletano Vincenzo Tangaro, recatosi nel convento del miracoloso cappuccino, scrisse sul “Mattino” che le stigmate erano superficiali e presentavano l’alone caratteristico della tintura di iodio. Inoltre, artificiosa gli era sembrata la scusa di disinfettarsi, addotta dal padre guardiano per giustificare la presenza di una bottiglia di acido fenico nella cella di Padre Pio.
Dal 1920 in poi, voci di trasferimento del frate con le stigmate provocarono a S. Giovanni Rotondo delle vere e proprie insurrezioni popolari e gli abitanti arrivarono perfino a creare delle barricate alla via d’accesso del convento, nel timore di azioni di forza da parte del Vaticano!
I più esaltati nelle manifestazioni di piazza erano proprio i faccendieri e i commercianti del paese che temevano il crollo dei loro “miracolosi” affari legati solo alla presenza di Padre Pio.
All’interno del convento le cose andavano peggio, perché alcuni frati non potevano assistere senza protestare allo stato di degrado in cui era precipitato l’eremo per colpa del futuro santo con le stigmate. La clausura era costantemente violata dalla folla dei pellegrini e dall’amena condotta di Padre Pio e dei suoi amici. L’affarista Brunatto si era addirittura insediato fra le mura del convento e le “devote” circolavano a tutte le ore del giorno nella foresteria dove era stato collocato un letto!
Il 21 luglio 1922, il Vaticano mandò una sbalorditiva lettera al padre generale dei Cappuccini dove era scritto che i Padri Cappuccini avevano litigato e si erano feriti e percossi a sangue con armi bianche e da fuoco. I carabinieri accorsi avevano accertato che causa dei litigi era stata la ripartizione di ingenti somme di denaro ed oggetti preziosi accumulati da Padre Pio e tenuti presso le case delle “pie donne” che visitavano spesso il convento. Si era anche saputo che alcuni frati frequentavano le case di queste “devote”, e a volte rimanevano a pernottare in paese.
L’arcivescovo di Manfredonia, Pasquale Gagliardi, era arrivato a dichiarare pubblicamente che Padre Pio era un indemoniato ed i frati del convento una banda di truffatori!
Questo, però, non scalfiva, il fanatismo popolare e la credulità dei pellegrini. Anzi le voci dei miracoli di Padre Pio, che non necessitavano di alcuna prova, si propagavano velocemente in tutto il mondo e da tutto il mondo pioveva denaro nel convento di S. Giovanni Rotondo.
Quest’ultimo fu in politica un fervente fascista, nemico di socialisti e comunisti. Nelle elezioni del 1920, al fine di sostenere il gruppo fascista-clericale del paese ne aveva benedetto pubblicamente la bandiera. Vinsero però i socialisti e il giorno del loro insediamento nel comune di S. Giovanni Rotondo il loro corteo festeggiante fu accolto a fucilate da parte di militari, carabinieri fascisti e clericali: fu una strage con 14 morti ed un centinaio di feriti. Il 2 aprile 1961, il quotidiano “Avanti” scriverà che Padre Pio si trovava con gli “arditi” in occasione del massacro.
Le successive elezioni, invece, furono vinte dal fascista ed amico Ciccillo Morcaldi, che sarebbe divenuto uno dei principali sostenitori politici del futuro santo di Pietralcina.
Il 2 marzo 1939, il Papa, Pio XII, nemico del comunismo e simpatizzante del frate, impose al Sant’Uffizio di “lasciar stare Padre Pio”. Questo inatteso indirizzo diede nuovo impulso alle lucrose attività del cappuccino ed all’afflusso dei pellegrini.
Il 28 ottobre 1958 fu eletto in Vaticano Papa Giovanni XXIII che cercò subito di ristabilire ordine e disciplina nel convento di S. Giovanni Rotondo. In base alle ispezioni effettuate in convento, la situazione risultava sempre più sconvolgente. Quasi tutti i frati cappuccini possedevano ormai un’automobile, compreso il futuro santo che, grazie alle ingenti somme di denaro accumulato, era riuscito a costruire il famoso ospedale di cui era proprietario, infrangendo il “voto di povertà” dell’ordine di appartenenza.
Il Sant’Uffizio reagì di conseguenza, nominando nel convento un nuovo padre superiore, fedele al Vaticano, e sospendendo Padre Pio da alcune prerogative sacerdotali.
Il Sant’Uffizio, questa volta, non si piegò all’inevitabile reazione popolare, anzi espropriò tutti i beni materiali del ricchissimo cappuccino, facendogli rispettare a forza il voto di povertà.
Papa Paolo VI, salito al trono Vaticano nel 1963, fu un pontefice molto sensibile agli affari. Mentre da una parte, rese inefficaci i decreti del Sant’Uffizio (senza mai revocare ufficialmente le accuse di essere un impostore rivolte al futuro santo) dall’altra s’impadronì di tutti i beni, presenti e futuri, del miracoloso frate, facendogli firmare due testamenti con i quali alla sua morte tutti i beni mobili ed immobili sarebbero stati ereditati dal Pontefice cui spettavano di diritto, essendo quest’ultimo un praticante del “voto di ricchezza”!
Padre Pio è certamente un mito infondato, abilmente creato dalla natura del suo stesso personaggio, dagli interessi di trafficanti e della Chiesa cattolica.
Molti sono i paesi che gli hanno dedicato un monumento, i suoi santini hanno invaso i portafogli di gran parte della gente, potenti ed efficaci amuleti capaci di ogni tipo di miracolo e protezione!
Per i credenti, Padre Pio fu un santo, per gli increduli un impostore. Questo contrasto è continuato fino al preteso “miracolo” della scomparsa delle stigmate durante l’agonia. Per gli increduli è la prova finale: come poteva procurarsi ed usare sostanze chimiche sotto il controllo dei medici e della gente?
L’ospedale, “Casa del sollievo della sofferenza”, realizzato da Padre Pio, oggi è gestito da uno stato estero: il Vaticano! Le sovvenzioni pubbliche sono, però, elargite dallo stato italiano.
Il presidente dell’ospedale è ovviamente un alto prelato. Attualmente un arcivescovo.
Si deve ammettere che Francesco Forgione è stato un uomo fortunatissimo, essendo riuscito a realizzare il sogno di tutta la sua vita: diventare santo. Una conquista dura, però, fatta di ferite da acido fenico, lotte disperate contro il diavolo e a volte addirittura contro lo stesso Vaticano!

CRIMEN SOLLICITATIONIS


In questo post analizzeremo il “CRIMEN SOLLICITATIONIS”, il documento del 1962 redatto dal cardinale Alfredo Ottaviani e firmato da papa Roncalli.


Cominciamo analizzando la presentazione e guardiamo a chi è rivolto:


A tutti i patriarchi, arcivescovi, vescovi e altri ordinari del luogo, anche di rito orientale. Questo testo dev’essere conservato nell’archivio segreto della curia come STRETTAMENTE RISERVATO. Non deve essere pubblicato o aggiunto a nessun commentario”


Non si capisce il motivo per cui viene ritenuto doveroso tenere questo documento segreto, lo si capirà dopo averlo letto tutto


Il crimine di provocazione avviene quando un prete tenta un penitente, chiunque esso sia, nell’atto della confessione, sia prima che immediatamente dopo, sia nello svolgersi della confessione che col solo pretesto della confessione, sia che avvenga al di fuori del momento della confessionenel confessionale che in un altro posto solitamente utilizzato all’ascolto delle confessioni o in un posto usato per simulare l’intento di ascoltare una confessione”


Ecco quindi la definizione del termine “Crimen Sollicitationis”….qualcuno, ingenuamente, potrebbe eccepire che il documento si riferisce solo ai casi di violenza commessa durante la confessione (nella seppur larga accezione che si da nell’art. 1, dato che vengono inseriti anche il prima, il dopo, i posti usati per simularla..)
Questa eccezione viene però smentita dallo stesso testo



Queste cose che sono state scritte riguardo il crimine di provocazione fino a questo punto sono comunque valide, cambiando solo le cose che necessitano di essere cambiate per la loro natura”


Quindi questa eccezione viene smentita dallo stesso Crimen, si applicano alla pedofilia anche le seguenti norme:


Ad ogni modo, avendo salvaguardato il diritto dell’Ordinario, non c’è nulla che impedisca ai suoi superiori, se per caso capiti loro di scoprire uno dei loro sottoposti delinquere nell’amministrazione del sacramento della Penitenza , di poter e dover diligentemente monitorare questa persona, ammonirlo e correggerlo e, se il caso lo richiede, sollevarlo da alcune incombenze. Avranno anche la possibilità di trasferirlo, a meno che l’Ordinario del posto non lo abbia proibito perché ha già accettato la denuncia e ha cominciato l’indagine”


Quindi se un superiore viene a conoscenza di abusi su minori, ma non ci sono denunce, il prete può venire trasferito…alla faccia della giustizia


Nel trattare queste cause la cosa che deve essere maggiormente curata e rispettata è che esse (le cause) devono avere corso segretissimo e che siano sotto il vincolo del silenzio perpetuo una volta che si siano chiuse e mandate in esecuzione (Instr. Sancti Officii, 20 (perpetuo silentio premantur) . Tutti coloro che entrino a far parte a vario titolo del tribunale giudicante o che vengano a conoscenza dei fatti per la propria posizione devono osservare il rispetto più assoluto del segreto -che dev’essere considerato come segreto del Santo Uffizio- su tutti i fatti e le persone, pena la scomunica ‘lata sententiae’ ‘ipso facto’ e senza nessuna menzione sulla motivazione della scomunica che spetta al Supremo Pontefice, e sono obbligati a mantenere l’inviolabilità del segreto senza eccezione nemmeno per la Sacrae Poenitentiariae”


Omertà completa su tutto, a pena di scomunica…..massimo segreto e, nel caso il caso sia stato esaminato dal giudice, il caso deve essere coperto da silenzio PERPETUO
Coloro che si attendono un riferimento ai poveri bambini violentati, ad aiuti psicologici, a colloqui con i genitori, ad un aiuto QUALSIASI rimarrà tristemente deluso….le vittime vengono si citate, ma la motivazione è completamente differente:



Il giuramento di segretezza deve essere in questi casi fatto fare anche all’accusatore o a quelli che hanno denunciato il prete o ai testimoni. Nessuno di questi, comunque, è sottoposto a censura a meno che ai medesimi per caso non ne sia stata espressamente minacciata qualcuna nello stesso atto di accusa, deposizione o indagine”


Sul giuramento di segretezza vedremo dopo….un documentario della BBC con una intervista ad una donna brasiliana (la vittima era il nipotino) fa chiaramente capire cosa succede a chi, infrangendo questo giuramento, parla, denuncia pubblicamente lo zozzume di certe persone…assoluto isolamento
Ma cosa accade se e quando il presunto pedofilo viene denunciato?


Se è evidente che la denuncia manca completamente di fondamento, egli (l’ordinario) dovrebbe dichiararlo agli atti, e i documenti dell’accusa dovrebbero essere DISTRUTTI”

A decidere se la denuncia manca completamente di fondamento lo decide ovviamente l’Ordinario….non la magistratura.

Ci si potrebbe chiedere come mai la chiesa dia disposizione che, in questi casi, tutti i documenti dell’accusa diano distrutti…Volendo citare un personaggio certamente fedele alla chiesa, Giulio Andreotti potremmo dire che a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina…ma noi non vogliamo commettere peccato, vero?


Se comunque ci sono indicazioni di un crimine abbastanza serie ma non ancora sufficienti a istituire un processo accusatorio, specialmente quando solo una o due denunce sono state fatte, o quando invece il processo è stato tenuto con diligenza, ma non sono state portate prove, o queste non erano sufficienti, o addirittura molte prove ma con procedure incerte o con procedure carenti [...]gli atti, come sopra, dovrebbero essere tenuti negli archivi e nel frattempo dovrebbe essere fatto un controllo morale sull’accusato”


Ovviamente se le prove non sono sufficienti ma sono serie si fa un controllo morale….guai ad avvertire la magistratura….


Se, dopo la prima ammonizione, arrivano contro lo stesso soggetto altre accuse riguardanti crimini di provocazione precedenti l’ ammonizione, l’Ordinario dovrebbe vedere, secondo la propria coscienza e giudizio, se la prima ammonizione può essere considerata sufficiente o se procedere a una nuova ammonizione oppure ad eventuali misure successive”


Ecco….se arrivano altre accuse contro lo stesso soggetto l’ordinario può decidere se basta la prima o bisogna farne altre oppure altre misure (come denunciarlo e iniziare un processo)…


Queste cose che abbiamo trattato, dovrebbe esserci una procedura per presentare la denuncia al denunciato, secondo la formula P, avendo cura e diligentemente assicurandosi che l’accusato e specialmente quelli che l’hanno denunciato non siano rivelati.[..] Se mentre si parla viene fuori qualcosa che sembri direttamente o indirettamente violazione del segreto (confessionale), il giudice non deve permettere che questo sia riferito negli atti dal notaio; e se, per caso, è stato senza considerazione fatto, dovrebbe ordinare, appena lo nota, che i riferimenti vengano completamente cancellati. In ogni caso il giudice deve ricordarsi che non è mai giusto per lui costringere l’accusato a giurare il vero”


Se per esempio degli abusi sono stati denunciati all’interno della confessione (come racconta una vittima nel documentario BBC) queste denunce non possono essere riferite al processo!
E poi il giudice deve ricordare che non è mai giusto costringere l’accusato a dire il vero….figuriamoci!
Di fronte a tutto questo la Chiesa era a conoscenza?La risposta è SI, almeno per quanto riguarda i processi svolti:


Una volta tenutosi l’appello,il giudice deve trasmettere una copia autentica o l’originale degli atti del caso al Santo Uffizio, con la maggiore premura possibile, aggiungendo, se necessario e se lo ritiene opportuno, ulteriori informazioni”
Tutte queste comunicazioni ufficiali devono sempre essere fatte sotto segreto pontificio; e, quando concernono il bene comune della chiesa, il precetto di farlo obbliga sub gravi”


Ritorna, anche qui, il tema della assoluta segretezza


Parliamo ora del capitolo riguardante il peggior crimine:


Sotto il nome del peggior crimine è inteso a questo punto il significato di un osceno fatto esterno, gravemente peccaminoso, compiuto da un chierico o tentato con una persona del suo stesso sesso”


Ma affinché il crimine abbia conseguenze penali:


Affinchè il peggior crimine abbia effetti penali, una persona deve aver fatto questo: qualsiasi osceno, atto esterno, gravemente peccaminoso, perpetrato in qualsiasi modo da un chierico o da lui tentato con giovani (minori prepuberi) di entrambi i sessi o bestie feroci (bestialità)”


Qui arrivano le parti interessanti:


Io…detto prima…e toccando i sacri vangeli posti davanti a me, giuro e prometto di esercitare il mio dovere fedelmente…Sotto pena di scomunica late sententiae ispo facto senza che alcuna dichiarazione venga fatta, nessuno mi potrà assolvere se non il Santo Padre, escluso addirittura il Cardinale Penitenziario, e, sotto altre pene ancora più serie, a disposizione del Supremo Pontefice che mi potranno essere inflitte, io giuro sacramente, giuro e giuro, di osservare inviolabilmente il segreto in tutta la materia e i dettagli [...].Ulteriormente, Osserverò questo segreto assolutamente e in ogni modo con tutti quelli che non sono parti legittimate nel trattamento di questi casi; nè accenerò mai, direttamente o indirettamente, per scritto, o in ogni altra forma neppure per la più urgente e seria causa, neppure con l’intenzione di un bene più grande, (inteso come : non commetterò) commettere niente contro questa fedeltà al segreto, a meno che una particolare facoltà o dispensazione mi sia stata espressamente data dal Supremo Pontifice”


LA FORUMULA PER FARE UN VOTO DI OSSERVANZA DEL SEGRETO PONTIFICIO
(FORMULA A) – Crimen Sollicitationis

Omertà COMPLETA….neppure per la causa più urgente e seria, neppure con l’intenzione di un bene più grande…..come la felicità di decine di bambini per esempio…..pena la SCOMUNICA.


Credo che dovrebbe essere decretato che, avendo imposto congruenti (o gravi) e salutari pene, che saranno esercizi spirituali per … giorni da fare in una casa religiosa, durante i quali rimarrà sospeso dalla celebrazione della messa…dovrebbe essere dimesso con (qui dovrebbero essere espressi, secondo le prescrizioni del canone 2368 (versione del 1917) e anche le sanzioni supplementary che sembrano necessarie). Se per caso ha assolto il suo complice, dovrebbe purificare la sua coscienza con un ricorso al [sacred penitentiary]“


Se quindi un prete pedofilo veniva condannato doveva farsi curare a quanto si capisce in questo articolo (esistevano poi pene più gravi, fino alla scomunica…anche se non è mai giunta notizia di provvedimenti similari) la cura è basata su esercizi spirituali….i pedofili si curano con 3 ave maria, 2 padre nostro….
Non è molto chiaro, di primo acchito, il significato di “dimesso”…dimesso dalla casa religiosa?dimesso dal suo ruolo (strana costruzione tra l’altro)?
Guardando casi reali si capisce che si intende dimesso dalla casa religiosa (dove veniva guarito a suon di preghiere):
Scrive Vittorio Zucconi (leggete qui il dossier sulla pedofilia):
Sulla lettera di accompagnamento per un prete dimesso da un centro di rieducazione, padre Robert Burns, e sottoposta al cardinale Law perché fosse riassegnato, c’è una notazione a mano a grandi lettere, problem: children, è un pedofilo. E padre Burns fu mandato a lavorare in una parrocchia del vicino New Hampshire…

MADRE TERESA DI CALCUTTA: IL TOPO ALBANESE


Madre Teresa di Calcutta, al secolo Anjeza Gonxhe Bojaxhiu è stata una religiosa albanese di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Ritenuta santa già da viva grazie a una sagace operazione di marketing, fu beatificata a tempo di record il 19 ottobre 2003 (6 anni dopo la sua morte).
“La protettrice dei poveri” in realtà, li costringeva a vivere i loro ultimi giorni in un ospedale privo di ogni comfort, nonostante le offerte miliardarie provenienti da ogni parte, specie da bancarottieri e dittatori sanguinari.
La qualità delle cure infatti, è stata criticata dalla stampa medica (fra cui il The Lancet e il British Medical Journalche hanno riferito il riuso degli aghi delle siringhe, le cattive condizioni di vita – per via ad esempio dei bagni freddi per tutti i pazienti – e un approccio antimaterialista che impediva delle diagnosi sistematiche).
Nel 1991 il direttore di “The Lancet”, il dottor Robin Fox, dopo aver visitato la clinica di Calcutta la descrisse disorganizzata e in mano a suore e volontari senza esperienza medica, senza medici e senza distinzioni fra malati inguaribili e malati con possibilità di guarigione, che comunque rischiavano sempre più la morte per le infezioni e la mancanza di cure.
Anche lo scrittore indiano Aroup Chatterjee e la rivista Stern (che nel 1998 pubblicò un articolo fortemente critico su Madre Teresa, dal titolo “Madre Teresa, dove sono i tuoi milioni?” frutto di una inchiesta durata un anno) hanno avanzato dubbi sul reale impatto delle opere di Madre Teresa.
Aroup Chatterjee in particolare si è mostrato molto polemico nel suo libro Mother Teresa: The Final Verdict, criticando le azioni e le pubbliche dichiarazioni come la posizione antiabortista, l’estrema semplicità delle pratiche mediche del suo ordine che, per esempio era poco incline al trattamento del dolore.
Anche Michaël Parenti, figura conosciuta del movimento progressista nordamericano, ha criticato le sue relazioni con alcuni personaggi quali Keating o “Baby doc”, il dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier. Secondo lui madre Teresa avrebbe usato soprattutto per se stessa le donazioni raccolte
Sanal Edamaruku, Segretario Generale dell’Associazione Razionalista Indiana, ritiene che l’ordine di madre Teresa sia molto poco attivo nella lotta contro la miseria indiana. Secondo lui, Madre Teresa avrebbe imbrogliato un grande numero di donatori benintenzionati nascondendo le sue relazioni con i dittatori così come si distingueva nella scarsa visibilità alla destinazione dei fondi raccolti
Christopher Hitchens ha fortemente criticato Madre Teresa per la mancanza di trattamenti sanitari nei confronti dei malati – specialmente bambini – in cura presso di lei, e il suo incoraggiamento ad accettare la povertà e la miseria: Hitchens, nel suo documentario per Channel 4 (clicca qui per vedere il video), mostra Madre Teresa che dice a un moribondo «Stai soffrendo come Cristo in croce, di sicuro Gesù ti sta baciando!», e lui che risponde «Per favore digli di smettere di baciarmi».
Nel giugno del 2001, Hitchens fu chiamato da padre David O’Connor dell’Arcidiocesi di Washington a rendere la sua testimonianza nella causa di beatificazione di Madre Teresa, a svolgere cioè quel ruolo che prima, fino al 1983, era detto dell’Avvocato del Diavolo. Ecco una parte della sua dichiarazione:
“…ero arrivato alla conclusione che fosse non tanto un’amica dei poveri quanto un’amica della povertà. Lodava la povertà, la malattia e la sofferenza come doni dall’alto, e diceva alle persone di accettare questi doni con gioia. Era adamantinamente contraria alla sola politica che abbia mai alleviato la povertà in tutte le nazioni – e cioè dare potere alle donne ed estendere il loro controllo sulla propria fertilità. La sua celebre clinica di Calcutta in realtà non era che un ospizio primitivo, un posto dove la gente andava a morire, un luogo dove le cure mediche erano poche, quando non addirittura inesistenti Aveva fatto amicizia con tutta una serie di ricchi truffatori e sfruttatori, da Charles Lincoln della Lincoln Savings & Loans, alla ripugnante dinastia Duvalier di Haiti, accettando da entrambi generose donazioni di denaro che in realtà era stato rubato ai poveri.”

SIA FATTA LA MIA VOLONTA’ – LE DIFFICOLTA’ NELL’ORGANIZZARE UN FUNERALE CIVILE (con video)


Sia fatta la mia volontà, la docufiction prodotta dall’associazione culturale Schegge di cotone e nata da un’idea di Emanuele Di Giacomo e Ottavia Leoni. Un’ora e venti minuti (rigorosamente no budget), diretti e interpretati da Paola Bordi, Elisa Capo e dalla stessa Leoni, per affrontare la questione “ingombrante” e dolorosa di cosa fare del corpo di chi muore. Un viaggio ironico e riflessivo intorno al tema della morte e ai suoi aspetti più pratici che parte dall’organizzazione di funerali laici – una vera corsa ad ostacoli – fino a toccare il tema più ampio del diritto alla libertà di scelta. Che riguarda, come spiegano gli autori, non soltanto la decisione di quale “rito scegliere” per l’estremo saluto, o a “quale destino” affidare il proprio corpo una volta finita la cerimonia, ma che investe anche “le delicate questioni del fine vita”.
La trama: una nonna chiede aiuto alle tre nipoti per pianificare il proprio funerale. La donna non vuole un rito normale (dove “normale”, in Italia, sta per religioso naturalmente) ma un funerale civile. Per soddisfare il desiderio della nonna, le tre donne iniziano prima a raccogliere informazioni in giro per l’Italia: dove si celebra un funerale civile? cosa si fa quando in una città non esiste una “sala del commiato”? c’è una ritualità consolidata per i funerali civili? esistono dei “cerimonieri laici”?
A queste domande, con la fiction che cede il posto al documentario vero e proprio, provano a rispondere esperti, personaggi noti e gente della strada. E le imbarazzanti telefonate a pompe funebri e cimiteri di mezza Italia rivelano non solo l’assoluta ignoranza circa la possibilità di celebrare funerali laici, ma proprio una difficoltà, innanzi tutto culturale, anche solo a concepire un’alternativa al rito religioso. Come a Catania, dove alla domanda se fosse possibile organizzare funerali civili, l’agenzia funebre risponde con un esilarante: “Se c’è una chiesa laica, bene, altrimenti non si può far nulla!”. Oppure a Bari, da dove le tre giovani si sono sentite ribattere: “Certo che è possibile: dipende dalla bara, se la volete di zinco oppure di legno”.
Insomma, nel 2010, organizzare un funerale civile in Italia è una missione (quasi) impossibile, soprattutto al Centro-Sud: nella maggior parte della città non esiste un luogo dignitoso, spesso, si tratta di sale mortuarie minuscole, altre volte, di luoghi di ripiego. E molte persone, quindi, non vedono altra alternativa a quella di recarsi in chiesa.
Certo, lo spazio è necessario ma spesso non è sufficiente. “Bisogna costruire una cultura funeraria che ancora non c’è”, spiega Carlo Giraudo nel documentario, cerimoniere al Tempio di Torino (il crematorio di fine Ottocento che ospita una bellissima sala del commiato), “questo significa” prosegue, “riuscire a tradurre un’esigenza di libertà in atti, riti, parole, silenzio, musica”. Insomma, in una liturgia laica.

Pochi sanno che a disciplinare lo svolgimento dei funerali è un decreto presidenziale che risale al 1990 e che, tra le altre cose, delega ai comuni la stesura di un regolamento per la disciplina della materia sul proprio territorio. Molti municipi però, oltre a non istituire la sala per le onoranze, non contemplano neppure la possibilità di ricordare il defunto nel caso la funzione non preveda il rito religioso. Risale al 2003, secondo governo Berlusconi, un disegno di legge che intendeva disciplinare le attività in materia funeraria. Non fu mai trasformato in legge e da allora è calato il silenzio. La stessa richiesta, avanzata dall’associazione Uaar nel lontano 2001, di modificare la disciplina, inserendo l’obbligo di normare lo svolgimento dei funerali civili è sempre stata ignorata.
Nel documentario, attraverso i funerali laici, il racconto approda al tema più generale del diritto alla libertà di scelta.
“Essere liberi di scegliere sulla propria morte”, raccontano gli autori, “si traduce anche nel poter decidere su quali trattamenti sanitari rifiutare o accettare; poter esprimere chiaramente la propria volontà, oggi, per quando non si sarà più in grado di esprimerla direttamente; poter stabilire quando i trattamenti sanitari diventano così gravosi da non permettere più una condizione di vita dignitosa”.



ANTEPRIMA DEL DOCUMENTARIO

MAOMETTO IL PROFETA DI DIO…CHI ERA VERAMENTE


PEDOFILO
Maometto sposa Aisha quando la bambina aveva 6 anni e la deflora a 9.



SERIAL KILLER
A Medina fa assassinare varie persone che osano criticarlo fra cui alcuni poeti, un vecchio centenario, una madre di 5 figli, un amico di famiglia, una donna che rifiuta la sua autorità.



STRAGISTA E CRIMINALE DI GUERRA
Furibondo perché gli ebrei non credono alle sue frottole, confisca i loro beni, li espelle e li massacra. Sconfitta la tribù ebrea di Qorayza, ordina di decapitare gli uomini e vendere le donne e i bambini. Fa scavare dei fossati nel mercato di Medina e vi getta oltre 1000 ebrei decapitati. Gli anni 623 e 624 sono marcati da una serie di stragi. Approfitta inoltre delle tregue per sorprendere e massacrare i nemici.



RAPINATORE
A Medina organizza degli assalti alle carovane dirette verso La Mecca e afferma che Allah gli attribuisce un quinto del bottino



MAFIOSO
Istituisce la razzia come politica, favorisce il suo clan per tutto quello che concerne i vantaggi materiali e manifesta un senso dell’onore tipicamente maschilista e misogino.



STUPRATORE
Quando sconfigge i nemici, fa assassinare il capo e violenta la moglie.



ABUSO’ DELLA CREDULITA’ POPOLARE
Inventa le sue leggi e organizza il suo Stato in funzione delle circostanze e dei suoi interessi, affermando di essere l’intermediario della volontà divina. Prende in prestito un po’ di cristianesimo e un po’ di giudaismo, ovviamente senza capirci niente, mescola il tutto a qualche leggenda da beduino imparata dai carovanieri di passaggio e finge che Dio gli abbia dettato ogni cosa.


Ve n’è per qualche decina di ergastoli. E con un leader così, i musulmani osano atteggiarsi a maestri di morale? No, cari, l’islam è profondamente immorale e lo siete anche voi se vi ostinate a seguirlo. In qualunque paese civile, l’ideologia proposta da un pedofilo, traditore, assassino, schiavista, ladro, mafioso, stupratore, criminale di guerra, sarebbe dichiarata contraria all’ordine pubblico e bandita perché mette la società in pericolo.

ANNELIESE MICHEL (1952- 1976): L’ESORCISMO DI EMILY ROSE


Questa è la vera storia di ANNALIESE MICHEL


Tutto comincia nel 1968, quando l’allora sedicenne Anneliese Michel, comincia a soffrire di attacchi di epilessia, correttamente diagnosticata dalla Psychiatric Clinic Würzburg.
Purtroppo nessuno si occupa dei feroci periodi di depressione che seguono ogni attacco: la studentessa passa un lungo periodo in ospedale e torna a frequentare la scuola solo nell’autunno del 1970 ( consegue il diploma e, nel 1973, si iscrive all’università per realizzare il suo sogno di diventare maestra delle elementari) ma, causa anche una severa istruzione religiosa, si convince lentamente di essere posseduta.

Anneliese inizia a vedere volti demoniaci durante le sue preghiere quotidiane.
Gli psicologi consultati non riescono ad approdare a nulla e per tre anni la ragazza vive un calvario quotidiano alternando sprazzi di vita “normale” a momenti di sofferenza e disagio psichico, assumendo farmaci psicotropi molto potenti.

Nel 1973 i genitori consultano alcuni Pastori per richiedere un esorcismo che viene rifiutato (invitando la ragazza a diventare più devota).
Nel frattempo le condizioni fisiche e psichiche della ragazza si aggravano e durante tutto il 1974 la povera ragazza assume comportamenti profondamente patologici: dorme sul pavimento, mangia insetti (sino a staccare e ingurgitare la testa di un uccello), beve la sua urina, distrugge dipinti a tema religioso, si lacera i vestiti, digiuna, morde i parenti e si automutila.
Nel settembre 1975 il vescovo di Würzburg, dopo attento esame, assegna ai pastori Arnold Renz ed Ernst Alt l’ordine di iniziare un Grande Esorcismo sulla ragazza secondo il Rituale Romano. Diversi “demoni” si manifestano nella posseduta (Lucifero, Giuda, Caino, Hitler fra i “maggiori”) durante le sedute di esorcismo che spaziano in un lungo periodo di tempo, da settembre al luglio dell’anno seguente, il 1976.
Anneliese subisce fino a due rituali alla settimana durante i quali deve essere tenuta ferma da parecchi uomini adulti. Inoltre nei momenti di lucidità Anneliese non faceva altro che pregare e le continue genuflessioni le causarono la rottura di entrambe le ginocchia

Anneliese muore il primo luglio 1976, a 23 anni.
Aveva continuato a seguire i rituali fino all’ultimo giorno, un centinaio di genuflessioni.
I genitori e i preti l’avevano forzata al rituale anche se ormai pesava poco più di trenta chili e afflitta da una grave polmonite.
Secondo gli agenti che svolsero le indagini e i medici che passarono al vaglio il caso, un’alimentazione forzata (tramite flebo) avrebbe potuto salvare la vita della giovane.
In tribunale i due preti e i familiari vengono condannati per omicidio dovuto a omissione di soccorso e negligenza: sei mesi di carcere con la condizionale, questo il prezzo della vita di Anneliese.

Negli anni seguenti una Commissione dei vescovi giudicò la ragazza come “non posseduta” ma la poveretta dovette subire ulteriori pene: il cadavere venne riesumato per mostrarne la decomposizione in quanto molti la consideravano ormai miracolata e in grado di sconfiggere anche le normali leggi di decomposizione.
La commissione dei vescovi chiese esplicitamente al Vaticano di abolire la pratica dell’esorcismo ma la Santa Sede si limitò a rispondere con una nuova versione del rituale, la De exorcismis et supplicationibus quibusdam, nel 1999.